fv-319 matajur iz3znk
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Attivazione SOTA fv-319 monte matajur
contest 18 settembre 2016
“AUDENTES
FORTUNA
IUVAT” potrebbe
essere il sottotitolo alla descrizione di questo 5° SOTA Day.
Giornata infernale con un meteo qui in Friuli da far paura. Sveglia
ore 07.30 e timida occhiata fuori dalle finestre dove un cielo
ingannevole pareva promettere qualche timida apertura di sole.
Il
meteo online delle truppe alpine dava un incerto “…cielo coperto”
ma tanto mi basta per osare. Zaino in macchina e in 40 minuti
raggiungo il rifugio Pelizzo punto di partenza per il sentiero che
porta alla cima del Matajur. Un caffè e 4 parole con il gestore che
mi garantisce niente acqua fino almeno a metà pomeriggio. Rincuorato
parto verso la cima appesantito dalla 7 elementi modello DK7ZB, il
fedele ed elaboratissimo Yaesu 817ND e una batteria al litio da 9 Ah.
Lungo il sentiero inizio però a notare nuvole particolarmente nere
che salgono veloci da ovest. Occhiata su internet al radar meteo che
mi segnala fulmini a 90 km dalla mia posizione… Ok magari non
arriva qui, si procede. Arrivato in cima in pochi minuti assemblo
l’antenna ed alle ore 10.00 precise (08.00 UTC) sono online. Primo
collegamento con IK2TLA che inaugura il Log. La propagazione non pare
male ma è piuttosto altalenante. Me ne ero accordo già dalla
macchina dove a volte mi passava l’RU7 di Bologna (200 km
abbondanti) e pochi minuti dopo non riuscivo nemmeno a sentire l’RU7
di Reana del Rojale distante soli 30 Km. Tra un contatto e l’altro
dopo mezz’ora butto l’occhio oltre la chiesetta sul versante a
nord-ovest che per me era coperto e comprendo che è il caso di
sbaraccare velocemente. Quel fronte nuvoloso visto mezz’ora prima è
già sulla mia verticale e oltre a sentirli, inizio anche a vedere
fulmini in lontananza. In 45 minuti miracoli non ne posso fare, ma
essere riuscito a mettere a log quella dozzina di collegamenti mi
lascia ugualmente contento. Smontaggio a tempo di record
dell’attrezzatura e si passa all’ultima decisione: scendere molto
velocemente o restare dentro la chiesetta ad attendere che il tutto
passi. Decido per una ritirata tattica molto veloce. Durante la
discesa l’aria era talmente carica che si poteva sentire. Non posso
asserire di aver avuto i capelli ritti (magari averceli) ma i peli
delle braccia erano ugualmente un forte indicatore di pericolo.
Miracolosamente San Sota mi accompagna senza nemmeno una goccia
d’acqua fino alla vettura. Riposto lo zaino e tolti gli scarponi,
il meteo decide che ha atteso abbastanza. Tuoni, fulmini e tanta ma
proprio tanta acqua mi accompagnano nel rientro.
Ok
anche il Sota Day 2016 è andato. Pochi punti sicuramente, ma
soddisfatto per l’avventura.
Consigli
e suggerimenti:
- Diffidate
delle previsioni meteo dei gestori dei rifugi, stranamente tutti
novelli Bernacca.